Gli Champs-Élysèes della Zona 4 (1: corso Concordia)

A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro

La città di Milano non può certo vantare il numero di boulevards parigini, questi stupendi vialoni dove pedoni, ciclisti, automobilisti possono viaggiare ognuno per suo conto in spazi ampi ed alberati.
Anche a Milano, tuttavia, è possibile trovare alcune strade che si prestano a tale scopo e meritano, dunque, tale titolo. Il primo, e più noto, è senz'altro il corso Sempione. Esso doveva essere, nelle megalomani idee di Napoleone Bonaparte, un boulevard che congiungeva Milano a Parigi, con un arco ad ogni chilometro; le sfortunate vicende che lo colpirono fecero sì che solo due di tali archi venissero realizzati: l'Arc du Triomphe a Parigi e l'Arco dela Pace (denominazione posteriore, ovviamente) in piazza Sempione.
Ma anche in zona 4, seppure al confine della zona 3, si estende per alcuni chilometri un largo viale, che a me pare degno della definizione di Champs-Élysèes di Zona 4: esso ha inizio in piazza Tricolore e si conclude in fondo a viale Argonne. Ci accingiamo in questi articoli a percorrerlo idealmente nelle ampie zone pedonali in esso presenti (anche se non in maniera omogenea).

Iniziamo partendo dalla piazza succitata, in mezzo alla quale sorge un monumento-fontana risalente agli anni '80 del ventesimo secolo: esso rappresenta un'aquila in cima ad una colonna; dedicato alla Guardia di Finanza, esso fu realizzato nel 1985 dal noto scultore Aligi Sassu.
Percorriamo a questo punto il corso Concordia: esso prosegue la serie di vie e piazze dedicate a grandi temi ideali. Abbiamo già visto il Tricolore, ci attendono il Risorgimento, l'Indipendenza e i Plebisciti.

Da un punto di vista architettonico il corso è estremamente interessante, nonostante la sua scarsa lunghezza. A sinistra, infatti, si trova immediatamente un interessante palazzo che sorge a lato della chiesa dei Cappuccini (di cui oggi è nota l'Opera san Francesco a favore dei poveri, fatta erigere nel 1959 da Fra Cecilio subito a seguire sul lato sinistro del corso), legata per motivi storici alla insurrezione del 1898 e alle fucilate (e cannonate) dei soldati del generale Bava Beccaris contro i poveri che chiedevano pane, scambiati per pericolosi sovversivi, con un bilancio di tre morti e numerosi feriti; persino un frate, Padre Isaia, finì all'ospedale a causa di tre ferite da arma da fuoco. E nella successiva via Kramer, a sinistra, a pochi passi, si trova il Museo dei Beni Cappuccini, scrigno di preziosi tesori non ancora assurto alla notorietà che merita, ma ben noto ai più attenti appassionati di storia ed arte, non solo religiosa.
Sulla destra si trovano subito due palazzi con interessanti balconi in ferro battuto, recentemente restaurati e riportati all'originale bellezza. Poco dopo un palazzo che ha subito numerosi sopralzi nel tempo, il che ha ovviamente contribuito a diminuirne l'aspetto di omogeneità, cui fa seguito un massiccio edificio di epoca littoria. Dei restanti edifici sul lato destro vale la pena di dare un'occhiata ai balconi con colonnine del palazzo sito al civico 10, mentre è sicuramente degno di nota il civico 12, sul cui elegante portone, molto alto e tipico dei palazzi in cui si entrava a cavallo, si trova un fregio in cui troneggia un'aquila con le ali spiegate.
Tornando sul lato opposto, ad un palazzo liberty, il civico 5, che vanta un elegante portone, segue un palazzo ben più recente, nel cui accesso carrabile tuttavia si trova un altorilievo in stile moderno. Si tratta di un puzzle di cemento ossidato, opera del capomastro Luigi Bucci, inventore di questa tecnica ed autore di un'altra opera a Milano, in via Console Marcello al civico 8, intitolata l'Albero della vita).
A seguire un paio di dignitosi edifici d'inizio ventesimo secolo ci introducono a piazza Risorgimento.

Al termine del primo tratto di rettilineo quindi ci aspetta a braccia aperte la statua di San Francesco, di cui ho già abbondantemente parlato; mi limiterò a ricordare che essa fu concepita come idea nel 1926 da Fra Cecilio, che richiese direttamente a Benito Mussolini il materiale necessario alla costruzione, ma ottenendone una risposta negativa raccolse il dovuto tramite una questua porta-a-porta, al termine della quale il monumento venne realizzato dal noto scultore Domenico Trentacoste di Firenze, che offrì la sua collaborazione gratuita; il monumento fu poi inaugurato il 28 ottobre 1927: si tratta di una statua di bronzo, alta più di cinque metri, sorretta da un alto basamento, che ospita nella parte bassa un interessante bassorilievo.
Da piazza Risorgimento ripartiremo nella nostra passeggiata nel prossimo articolo, che ci condurrà a conoscere in dettaglio i nostri Champs-Élysèes di Zona 4.